Ormea, anticamente denominata Ulmeta, dal latino "ulmus" per la presenza di un gran numero di olmi, fu originariamente abitata dai Liguri Vagienni e poi conquistata dai Romani, come attestano alcuni reperti archeologici rinvenuti nella zona.
All'inizio del X secolo subì le incursioni dei Saraceni che costruirono sulle alture torri e rifugi tuttora esistenti. Nel Medioevo Ormea fu eretta a Marchesato e successivamente divenne Città.
Sul finire del 1800 ebbe un periodo di notevole sviluppo economico, sociale e turistico. Risale ad allora la costruzione di numerose ville e del Grand Hotel, oggi sede della Scuola per Esperto Forestale. L'economia attuale e basata sulle attività industriali della carta e di imbottigliamento delle purissime acque minerali che sgorgano dalle montagne circostanti, oltre che sul turismo, essendo la città dotata di valide attrezzature ricettive e commerciali.
I ruderi del Castello dalla collina di S. Mauro dominano il capoluogo; il maniero, sorto nel X secolo, fu ampliato e fortificato in fasi successive sino al 1625. Fu distrutto dai Francesi nel 1794.
Il nucleo urbano originario insiste attorno alla principale Via Roma, dalla quale si snoda la rete dei vicoli, in dialetto "trevi", dove si scorgono edifici con antichi affreschi, fregi e portali che testimoniano la passata architettura locale.
La Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Martino Vescovo, risale al 1300; è sovrastata dal campanile romanico del X secolo, al di sotto del quale vi era l'antica porta di accesso alla città.
Nel centro e negli immediati dintorni vi sono pregevoli cappelle e chiesette, oltre a innumerevoli piloni votivi.
La torre cilindrica che svetta a valle di Ormea e la grande grotta murata che spunta fra le rocce di Cantarana erano, mille anni fa, le basi dei Saraceni per le loro incursioni predatorie.
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